The Fall of the Leaf
The fall of the leaf – English keyboard music on the Rucellai virginal
(Arcana/Outhere music, 2022)
5 Diapason
Ardente et délicate, la musique pour clavier anglaise de la première moitié du XVIIe siècle est un art de l’intime ouvert aux quatre vents. Des beautés italiennes, tel l’arrangement d’Amarilli mia bella de Caccini par Peter Philips, y croisent des évocations naturalistes, comme The Primrose, corolle riante et acidulée, ou The Fall of the leaf, tout en virevoltes, l’une et l’autre signées Martin Peerson. Giulia Nuti choisit pour son anthologie un virginal italien de la fin du XVIe siècle à la sonorité franche mais raffinée. Saluons une virtuosité jamais prise en défaut, une clarté dans la conduite des voix et une inventivité dans les nuances et les climats qui font merveille. En témoignent les variations étincelantes – et inédites – sur John come kiss me now de John Tomkins, ou les trésors d’imagination déployés dans The Bells de Byrd, aux imitations bien plus souples ici que chez Andreas Staier (Teldec, 2001). Une main sûre dessine les danses ; la mélancolie des pavanes affleure sans peser (Piper’s Pavan), les gaillardes n’ont nul besoin de claquer du talon pour se camper (Galliard de Harding). Autre joyau, les vastes variations de John Amner sur O Lord, in thee is all my trust où brio de l’exécution et sérieux du sujet se conjuguent dans une harmonie parfaite. L’arrangement de la Lachrymae Pavan de Dowland exprime avec justesse la poésie douce-amère dont cette pièce fameuse est empreinte. Sobre et sensible, cette admirable réalisation se place aux côtés de celles de Skip Sempé (« The Virgin Harpischord », Naïve, 2002) et Jovanka Marville (« Fitzwilliam virginal book », Æon, 2008). Jean-Christophe Pucek, Diapason
Capita non di rado, frequentando le pinacoteche oppure i cimiteri monumentali, di scorgere dipinti o statue che risalgono al passato remoto ma che colpiscono l’osservatore quando vi scorge un altro se stesso: chissà che l’anonima dama riprodotta sulla copertina del terzo disco solistico di Giulia Nuti sia stata scelta perché un po’ le somiglia… È una somiglianza che si nota sì nei tratti del viso (confrontando le foto all’interno del booklet) ma specialmente se si adoperano l’abito e la capigliatura del dipinto come “partitura” per seguire i brani. Si tratta infatti di un’antologia di tematica assai consueta – il repertorio dei virginalisti inglesi, sul quale prima o poi si sofferma ogni buon cembalista – ma affrontata proprio come fosse un passatempo inteso a trapuntare tessuti preziosi di elaborate fioriture, pietre e perle: una via differente e convincente rispetto ad altre precedenti più stentoree e più autocompiaciute (forse anche perché maschili e quasi sempre su strumenti più grandi e prodighi di suono) di un perlage che sta quasi soltanto nei passaggi ornamentali. La distanza geografica tra lo strumento adoperato – il virginale fiorentino “Rucellai” – e la fonte musicale primaria – il britannico Fitzwilliam Virginal Book – è ampia solo all’apparenza, perché la squisita fattura di questo strumento ne fa un bene di lusso e da esportazione adatto a figurare nelle camere delle virtuose fanciulle delle quali i brani di Dowland, Byrd e Campion sono ideale spazio sonoro.
Carlo Fiore Classic voice, gennaio 2023
Poesie in Klang verwandelt
Wie unglaublich aufregend und sinnlich englische Cembalomusik aus dem 16. Und frühen 17. Jahrhundert ist, zeigt Giulia Nuti auf dem Album «The Fall of the Leaf» («das Fallen des Blattes»): Die Italienerin spielt auf einem geradezu raumfüllend klingenden Virginal Werke, die prächtige Namen wie «Primel», «Frosch» oder «Shall I come» haben, und von John Dowland, William Byrd sowie anderen komponiert wurden. Nuti hat ihre Ton Poesie in Klang verwandelt.
Christian Berzins, Schweiz Am Woche, November 2022
This is a lovely selection of English virginal music, played on a beautiful Venetian virginal, discovered in the attics of the Palazzo Rucellai in Florence. The title is from Martin Peerson’s charming character piece. Also recorded are pieces by Dowland, John Tomkins, Tisdall, Amner, Campion, Morley, Caccini and Harding, some of which are well-known songs arranged by contemporaries such as Wilbye, Phillips, Bull and Fernando Richardson. Of special mention is William Byrd’s The Bells, which Giulia Nuti plays with sparkling fluency. Under her fingers both the music and the instrument, tuned in quarter comma meantone at A392, sound full of character. A real delight.
David Ponsford, Choir and organ, October 2022
Qui si ascolta una storia che atterra con grazia i castelli di carte (false) delle narrazioni Brexit. Tutto nasce dallo strumento usato per raccontarla: un virginale del 1590, detto Rucellai perché ritrovato in una soffitta del palazzo fiorentino e tornato al suo splendore. Si suppone prodotto di Giovanni Baffo, veneziano, o di un maestro fiorentino, Francesco Poggi, mentre alcuni studi sul raffinato decoro lo suggeriscono di provenienza napoletana. Unica certezza è che la finezza del “mobile” e lo splendore della voce lo descrivono votato all’esportazione. Dove? In Inghilterra, naturalmente, considerato che il virginale era strumento inglese per eccellenza, ed è italiano quello di proprietà della regina Elisabetta conservato al Victoria and Albert Museum.
Giulia Nuti, clavicembalista di grande valore, è nata a Cambridge ma vive tra Italia e Regno Unito; conosce, studia ed esegue la musica d’oltremanica per vocazione; è lei stessa una contraddizione vivente dell’idea Brexit. Sul virginale italiano Rucellai, Giulia Nuti ha confezionato un programma inglese di bellezza straordinaria, eseguito con tecnica ed espressività toccanti. Scorrono pavane e gagliarde di John Dowland (1563-1626), Martin Peerson (1571-1651), William Byrd (1539/40-1623), John Tomkins (1589-1638) e Thomas Morley (1557-1602), ma anche una “Amarilli mia bella” di Caccini trascritta da Peter Philips (1560¬1628). La musica inglese di Cinque-Seicento non può incutere soggezione: la danza è la sua tazza di tè, per questo il florilegio scelto da Giulia Nuti è piacere allo stato puro. Con il virginale che pulsa dalle casse come fosse davanti agli occhi.
Carlo Mario Cella, Audio Review, December 2022